di Roberto Benaglia*

Mai come oggi il lavoro è in trasformazione. Mai come oggi è cambiato il rapporto tra persone e lavoro. Mai come oggi va ripensata la cultura del lavoro. E mai come oggi serve ringiovanire e dare spazio a un pensiero sul lavoro nuovo, dirompente e innovativo rispetto alla narrazione che se ne fa in Italia. Non è vero che il valore del lavoro stia tramontando in una società secolarizzata, orientata solo ai consumi. La ricerca di un lavoro non solo di sussistenza, ma anche di senso, sostenibile, che permetta di realizzare anche la propria prospettiva personale rimane una questione sociale centrale, che i giovani sentono più di altri.
Sulla base di questi assunti, la Fondazione Pierre Carniti, nata la scorsa primavera per iniziativa di alcuni ex sindacalisti e dei figli dello storico leader sindacale, ha promosso il Premio Pierre Carniti, volto a raccogliere e premiare studi di giovani under 34 (laureandi, laureati, dottorandi) in tema di lavoro. Il bando scade il 15 dicembre e prevede di assegnare 3 premi da 2.500 euro ciascuno ai migliori elaborati svolti da giovani su due tematiche oggi centrali: i nuovi bisogni di fronte al lavoro che cambia e gli impatti dell’intelligenza artificiale sul lavoro.
I temi sono stati scelti proprio per favorire e sostenere un nuovo pensiero, visto che i giovani oggi hanno già familiarizzato con la IA e ne possono raccontare meglio le implicazioni senza essere a priori tecno-ottimisti o catastrofisti. E sempre i giovani stanno rapportandosi al lavoro con nuove scale di bisogni, più attente alla crescita personale e all’equilibrio con la vita.
La Fondazione, senza nostalgia per il sindacato di ieri ma attenta al futuro del lavoro e delle relazioni sindacali, vuole essere con il Premio Carniti un’antenna che attrae e genera una nuova cultura del lavoro, moderna, sostenibile, equilibrata, fondata sempre sulla giustizia sociale e su un nuovo concetto di equità.
Così come i giovani sindacalisti di ieri (tutti ventenni o trentenni) attorno alla figura di Carniti hanno dato vita a un sindacato nuovo e molto rappresentativo soprattutto tra i metalmeccanici, la Fondazione si rivolge ai giovani di oggi convinta che possano essere ancora protagonisti di una nuova stagione di tutele accompagnate a opportunità, in cui la dimensione dei bisogni di ciascuno prevalga sull’interesse individuale, in cui valori come solidarietà, nuovi diritti e inclusione sociale abbiano proprio nel lavoro nuovo l’occasione di rigenerarsi.
Al lavoro non servono solo norme, leggi, risorse. Serve una nuova «cultura del lavoro» che lo sappia plasmare e governare nelle grandi transizioni, mantenendone salda la dimensione collettiva. E se non sono i giovani a illuminare questa nuova cultura del lavoro, chi altri lo potrà fare?
*Presidente Fondazione Carniti

Condividi sui social